Immagini & Suoni del Mondo 2012

Festival del Film Etnomusicale

locandina

Immagini & Suoni del Mondo

Festival del Film Etnomusicale

Cinema Odeon – Firenze                                                                       

18-19 novembre 2012

domenica 18 novembre

ore 16.30:  

AFRICA THE BEAT

Musica e vita nel cuore dei Wagogo                                                                              

(Samaki Wanne, Tanzania, 2011, 60’) –  1° visione italiana

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 Presentazione del collettivo spagnolo Samaki Wanne

Africa: The Beat è stato girato in Nzali, un’enclave situata nel cuore della Tanzania dove vivono i Wagogo. Il loro è un universo musicale unico. Dal primo fotogramma del film fino all’ultimo suono udito, ogni immagine ci porta nella loro realtà quotidiana, mentre la loro musica ci avvolge poco a poco in un mondo di sensazioni sorprendenti. Giorno e notte il passare del tempo e delle stagioni, la natura e gli elementi, l’acqua, l’importanza della parola e le storie, le tappe della vita… tutto questo emerge da una pulsazione attorno a cui si articola ogni istante di esistenza. Girato con mezzi tecnici di base, il film congiunge il punto di vista di un pittore, la visione di un cineasta e la sensibilità di due musicisti, non utilizzando alcuna voce fuori campo che condizioni le sensazioni degli spettatori, lasciando che ognuno sperimenti le proprie emozioni, nella consapevolezza del ruolo essenziale che ricopre la musica nella vita.

ore 18.00: 

CHICO & RITA

(Fernando Trueba, Javier Mariscal, Tono Errando, animazione, 2010, 94’)

chico

Presentazione del regista Fernando Trueba (da confermare)

Nel 1948 La Havana è un crocevia pulsante di cultura latina, jazz e influenze afroamericane. Il pianista Chico si innamora della fascinosa cantante Rita, stringendo un sodalizio in cui vita e arte si intrecciano indelebilmente. Il successo tuttavia li separa: Rita diventa celebre a New York ma senza Chico, che avrà una sorte più sfortunata. Sullo sfondo la rivoluzione castrista cambia radicalmente la storia cubana. Scelto come film d’apertura del prestigioso Festival d’animazione di Annecy, Chico & Rita riaccende le luci sulla fertilità culturale meticcia della Cuba pre-castrista, sfondo di una intensa storia d’amore impossibile. La semplicità del tratto è un atto d’amore nostalgico per un’epoca che rivive grazie alla magia del cinema animato. La suggestiva colonna sonora, motore e ritmo dell’azione, comprende brani di Thelonious Monk e Dizzy Gillespie, della almodovariana Estrella Morente e del compositore cubano Bebo Valdés, 90enne in splendida forma, che da’ vita all’estro artistico di Chico. A curare il dialogo tra musica e immagini è Tono Errando, che firma il film assieme al fratello artista Javier Mariscal e al maestro del cinema spagnolo e premio Oscar Fernando Trueba.

Il film è indirizzato a un pubblico maturo e con una complessità, insita nella stessa produzione, degna di un lavoro di regia a sei mani lungo sei anni di realizzazione.

Vincitore nel 2012 dell’European Film Awards e del Premio Goya come miglior film d’animazione.

ore 21.00: 

TIBET IN SONG

(Ngawang Choephel, Tibet/Cina, 2009, 86’) – 1° visione italiana

tibet

In Tibet, le canzoni popolari, tramandate per  tradizione orale, servono come tessuto connettivo tra le regioni e attraversano un territorio vasto e frammentato, gran parte del quale rimane sotto il regime comunista cinese dopo 50 anni di occupazione. Il Tibet era una nazione sovrana per migliaia di anni, con la sua musica, le sue tradizioni, le sue leggi. Le sue canzoni popolari trasmettevano valori ancestrali che modellavano l’identità tibetana, fino alla “rieducazione patriottica” cinese dei cittadini tibetani attraverso la diffusione di canzoni pop nazionalistiche destinate a cancellare la cultura tibetana attraverso un rigido sistema di controllo.

Tibet in Song esamina cosa succede quando un uomo, un nativo tibetano che fuggito dal suo paese d’origine, per l’India, all’età di due anni, torna a casa per catturare il musica del suo popolo prima che tutto scompaia nelle ceneri del tempo.

Il regista e produttore Ngawang Choepel è stato arrestato in Tibet con l’accusa di spionaggio da parte delle autorità cinesi nel 1995. Accusato di raccolta di materiale sensibile sulla Cina, mettendo così in pericolo la sicurezza nazionale, è stato condannato a 18 anni di carcere, ridotti a sette anni prima del suo rilascio nel 2002.

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Tibet in Song è la storia di Ngawang, ma dà voce anche a migliaia di Tibetani impegnati nella lotta per la sopravvivenza del loro patrimonio culturale. Per la prima volta, voci mai catturate su pellicola trovano il coraggio di parlare contro le politiche cinesi in nome della libertà artistica. A volte basta una canzone…

Premio speciale della giuria al Sundance Film Festival nel 2009.

Seguirà il concerto della cantante tibetana Yungchen Lhamo.

lunedi 19 novembre

ore 16.30:

VECCHIA COME LA MIA LINGUA: IL MITO E LA VITA DI BI KIDUDE

(Andy Jones, Tanzania, 2006, 66’) – 1° visione italiana

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Un ritratto intimo di una leggenda vivente Bi Kidude, probabilmente la più anziana cantante al mondo. Bi Kidude trova amici ovunque si reca, ma a casa sua, a Zanzibar, si scontra continuamente con una realtà conservatrice, il suo comportamento mette in crisi il ruolo tradizionalmente conferito alle donne nelle società musulmane. Vecchia quanto la mia lingua rivela i contrasti drammatici nella vita di questa musicista iconica zanzibarina e ci trasporta nelle atmosfere affascinanti dell’isola accompagnati da una colonna sonora di musica swahili.

ore 18.00:

La Danza deI Wodaabe

(Sandrine Loncke, Niger, 2009, 90’) – 1° visione italiana

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I Wodaabe sono una popolazione nomade di pastori del Niger. La cerimonia con la quale ragazzi e ragazze in età da marito si incontrano per poi divenire futuri sposi è chiamata Geerewol ed è un vero e proprio concorso di bellezza ma… maschile, in cui sono le donne a scegliere uno tra gli uomini da incoronare “il più bello”. Alla fine della stagione delle piogge, nel mese di settembre, i clan si riuniscono in questa festa tradizionale in cui giovani uomini, con elaborati make-up, piume e altri ornamenti, eseguono le yaake, danze e canzoni per impressionare le donne. L’ideale di bellezza maschile prevede un’altezza significativa nonché denti e occhi bianchissimi, dove questi ultimi – nel corso della danza/esibizione di sé – vengono fatti roteare proprio perché si possa apprezzare il biancore della sclera. Una donna non sposata designerà il vincitore, e da quel momento potrà appartarsi con lui. Parimenti verranno scelti anche altri uomini e seguiranno scambi di doni, celebrazioni di matrimoni e quindi la ripresa della vita tradizionale con nuove configurazioni famigliari.

Frutto di dieci anni di ricerche dell’etnomusicologa Sandrine Loncke, il film non solo ci immerge in questo rito che celebra la bellezza, ma evidenzia anche l’importanza sociale e culturale per i clan nomadi di ritrovarsi, nonostante i problemi ecologici legati alla siccità del Sahel rendano sempre più problematici le occasioni di incontro.

ore 21.00:

KANZEON

(Neil Cantwell, Tim Grabham, Giappone, 2011, 87’) 1° visione italiana

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Prendendo il nome da una lettura alternativa del nome del Bodhisattva della Compassione, Kannon, Kanzeon, che può essere tradotto come “vedere i suoni” è una meditazione non ortodossa, ma assolutamente magica sul suono e il rito e il ruolo filosofico che essa svolge nella religione giapponese. Girato in Kyushu, il film guarda, e soprattutto ascolta, tre musicisti giapponesi molto speciali: Akinobu Tatsumi, il giovane sacerdote buddista e custode di un tempio al di fuori della città di Kumamoto, che si esercita come un DJ hip-hop, mentre risuona il beat-box nelle foreste di bambù, Eri Fujii, che ha dedicato la sua vita alla padronanza del sho, un raro e antico strumento a fiato cinese (organo a bocca di bambù) che evoca il grido della fenice, e Akihiro Iitomi, un maestro del teatro Noh e suonatore del tamburo kotsuzumi il cui amore per il jazz è quasi pari alla sua passione per le arti performative tradizionali giapponesi. Kanzeon non cerca di fornire spiegazioni, ma accompagna lo spettatore in un viaggio ipnotico e sensuale senza tempo attraverso una panoramica mistica di immagini che risuonano perfettamente con i suoni.

EVENTO

domenica 18 novembre – ore 22.30

concerto a voce sola di

Yungchen Lhamo

La voce del Tibet

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Nata a Lhasa, YUNGCHEN LHAMO è fuggita dal Tibet dopo l’invasione cinese e, dopo tortuose peripezie, ha raggiunto la comunità di rifugiati tibetani a Dharamsala, residenza del capo spirituale tibetano in esilio, il Dalai Lama. Si è trasferita poi in Australia dove, nel 1995, ha realizzato il suo CD d’esordio “Tibetan Prayer”. In Europa si è esibita per la prima volta a Venezia, in occasione del Carnevale 1996, e sempre lo stesso anno ha preso parte all’edizione del WOMAD Festival in Gran Bretagna, così come ad altri prestigiosi festival internazionali, riscuotendo sempre un grande successo. YUNGCHEN LHAMO ha quindi realizzato il suo secondo Cd “Tibet Tibet”, una raccolta di canti tradizionali tibetani che l’Occidente raramente aveva avuto modo d’ascoltare. E’ diventata così la ‘voce del Tibet’, grazie ad una personalissima vocalità in cui risuona l’eco di un percorso fuori dal comune, di un popolo isolato dal resto del mondo e di una spiritualità straordinaria, la stessa trasmessa a YUNGCHEN LHAMO dalle donne di famiglia e riflessa nelle sue canzoni. Sola sul palco, questa donna minuta quanto potente, riesce a catturare il pubblico intonando melodie capaci di evocare le cime innevate della sua patria lontana.

in collaborazione con FLOG / Musica dei Popoli

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